
Confini multisensoriali

17° Portfolio Jonico aderente al «21° Portfolio Italia 2024 – Gran Premio Fowa» 1° Premio a «Confini multisensoriali» di Marzia BERTELLI di Napoli (Portfolio composto da 11 Immagini a Colori realizzate fra il 2019 e il 2024) con la seguente motivazione: «Da quando la fotografia ci accompagna quotidianamente si sono formati una serie di luoghi comuni che man mano sono diventate regole non scritte. Arrivano poi dei modi di utilizzo delle immagini che mettono in discussione queste regole e fanno in modo che il suo scardinarle generi nuove visioni. Una delle idee più radicate è che la fotografia sia da attribuire al senso della vista. Marzia Bertelli ci mostra un nuovo modo di chiudere gli occhi e osservare la fotografia. Utilizzandogli altri sensi. Educhiamo tutti a guardare con l’udito, il tatto, l’olfatto, il gusto.»
Immaginate per un attimo di ritrovarvi a vivere la vostra vita eliminando quello che è per voi il senso più forte. Mille altre sensazioni e stati d’animo si risveglierebbero. Chissà come vi apparirebbero le cose, come cambierebbero le vostre priorità, quali sarebbero i vostri nuovi confini e cosa potrebbe uniformare il vostro sentire con questa nuova condizione sopraggiunta.
Il focus del progetto è il confine sensoriale e percettivo, soprattutto i confini propriocettivi. I soggetti delle fotografie sono persone non vedenti ed ipovedenti (l'ipovisione è una condizione di acutezza visiva molto limitante che può avere notevoli conseguenze sulla vita quotidiana). I protagonisti per motivi congeniti o acquisiti, si trovano quindi ad aver sviluppato maggiormente un senso piuttosto che un altro, un senso sugli altri.
Il progetto fotografico potrebbe chiamarsi “Confini multisensoriali, il mare e i suoi sensi”.
Il filo conduttore è il mare, con i suoi confini e stati d’animo.
Grazie al mare provo a raccontare i confini che intercorrono tra sé ed il mondo, attraverso la sensibilità dell’organismo di chi si sa, nella vita, ha una spiccata percezione sensoriale nonostante la mancanza di un senso.
Il mare attraverso di sé racconta, può essere calmo, in burrasca, scrosciante, ed emanare il suo inconfondibile odore. È salato, è mutevole, con onde che alternano giochi di luci ed ombre. Il mare come confine, che riceve e restituisce ai nostri sensi.
Il progetto è a colori, con i toni del blu e del mare nelle sue mutevoli condizioni. Un reportage attraverso cui poter comunicare un racconto visionario, partendo dai toni del mare più cupi e scuri, fino ad arrivare alla luce oltre il buio, utilizzando come strumento un proiettore direzionato sul corpo di persone con disabilità visiva.
Un linguaggio emozionale, in modo da lasciarsi andare ai “sensi” e riuscire a descriverli senza troppe costruzioni.











Di Attilio Lauria:
Non è mai il mare e basta. In letteratura, nella mitologia, persino nella psicologia, con Carl Gustav Jung che lo lega alla nascita e alla morte. Rifugio amniotico dai simbolismi divenuti immaginario collettivo, che nutre e culla, il mare è sempre metafora di qualcosa. "Non puoi sfuggire al mare” fa dire Baricco alla protagonista di un romanzo che è esso stesso metafora esistenziale. Immenso da poterne contenere infinite, il mare è "la cosa più bella che abbia mai visto", confida uno dei protagonisti di '"Blind”', il lavoro di Sophie Calle sulla cecità. Che solleva una domanda alla quale le parole da sole non sapranno mai dare una risposta, costrette ad appellarsi a quella multisensorialità del corpo che lo relaziona con il mondo: cosa distingue coloro che vedono da coloro che non vedono? Non puoi sfuggire al mare, e allora è al mare che Marzia Bertelli si affida per una nuova metafora, apparentemente onirica, ma dalla dimensione estetica comunque delicatamente poetica, in felice simbiosi con la propria concettualità grazie ad una suggestione, di quelle che rendono il buio rassicurante. Come le lampade che proiettano cieli e stelle nella notte dei bambini, o un mare popolato da creature fantastiche che viene voglia di immergersi. È lì che potremmo trovare i protagonisti del lavoro di Marzia, persone non vedenti e ipovedenti per ragioni congenite o acquisite. Nella dimensione che avvolge di sensazioni fino a fonderti con tutto quell’intorno dai suoni lontani: "spesse volte: sogno di essere dentro il mare" scriveva Pier Paolo Pasolini, "mi dà un profondo senso di felicità". Sicuramente di consapevolezza, nel focus di questo lavoro, come un ponte fra due mondi che ci invita a vedere con gli altri sensi in un per- corso emozionale, blu come la sintassi cromatica della Bertelli che pervade le immagini. E se comprendere vuol dire immedesimarsi, il disorientamento di una dimensione innaturale è ciò che può avvicinarci alla risposta a quella domanda: è nella vulnerabilità, in quella condizione legata ad un oltre ignoto e non percepibile, che si trova il confine.
Un confine che la fotografia può rendere diverso da una barriera il confine. Grazie alla sua capacità di farsi strumento d'inclusione, come testimonia l’esperienza dell'Autrice, la cui collaborazione con I’ Unione Ciechi risale al 2017, quando ha avviato dei laboratori sperimentali dal titolo “Bambini Fotografi”, destinati ad avvicinare bambini ciechi e ipovedenti al mondo della fotografia per stimolare nuovi dialoghi con la società. Complice di questo percorso verso l'altro è oggi la tanto temuta intelligenza artificiale, grazie alla quale sistemi operativi e gli screen reader legati ad app come "Be my eyes" sono sempre più collaborativi, così che quel rapporto tra fotografia e non vedenti, dall'apparenza di ossimoro, si trasforma in una nuova libertà espressiva e di movimento Lontano dall’essere una forma di solitudine, il mare di Marzia rappresenta dunque l'avvio di un percorso di rinascita che fa della polisensorialità un codice di comunicazione e integrazione alternativo, grazie al quale tutti noi potremmo sicuramente imparare a vedere di più.